VLADIMIR SOLOV’EV: CRISTIANESIMO E MODERNITÀ

di Luciano Mazzoni Benoni
A cura di Luciano Mazzoni Benoni 
Nella collana “tracce del sacro nella cultura contemporanea” (diretta da Giorgio Penzo), questo testo di Nynfa Bosco (prof. emerito dell’Università di Torino, ove ha insegnato Filosofia della Religione e Filosofia Morale) merita speciale attenzione, soprattutto da chi -come questa Rivista – riflette da tempo sul nesso Tradizione-Modernità, ai fini di una verace comprensione dei Misteri cristiani. [Valga la pena in tal senso menzionare almeno: il saggio di Phlip Sherrad – “Il cosmo come teofania” (n.ro 6/2003), quello di Matthias Korger – “Il cosmo come teofania: Seyyed Hossein Nasr” (n.ro 9/2005). Temi peraltro sviluppati in modo eminente dal volume del prof. Nicola Xidias Dalla porta, Sum ergo cogito: dalle fonti della conoscenza alla teologia della natura, meritoriamente edito da Il Segno dei Gabrielli, 2002].Orbene, nel volume che qui presentiamo, il lettore viene immediatamente immerso nella visione mistica di Vladimir Sergejevic Solov’ev, grazie ad un brano di una sua lettera alla cugina Katija Romanova proposta nell’introduzione, che riproduciamo data la sua luminosità:“Il tempo è ora venutoIn cui non si può fuggire dal mondo,ma bisogna immergervisiper trasfigurarlo…”.Ecco dunque delineata subito la prosettiva del credente: non quella proposta da Marx, ma piuttosto quella imboccata da Teilhard e da quanti, come lui, hanno cercato di vincere la ricorrente tentazione del credente ad un ripiegamento “conservativo-rinunciatario”, che lo porterebbe ad un rassegnato approdo spiritualista, ben lontano dal Mistero dell’Incarnazione. Per adottare invece un generoso sì all’ amore del mondo creato e delle sue trasformazioni evolutive, ma assecondando i disegni divini e non imponendo gli ‘assoluti umani’, essenzialmente privi di consistenza.Così tracciata la linea ispiratrice (tanto inequivocabile quanto impegnativa), il volume disegna l’itinerario teorico ed esistenziale del grande pensatore russo, sempre a cavallo tra utopia ed escatologia: ove “il messianismo e l’integralismo che avevano caratterizzato il suo cristianesimo si sono consumati, o piuttosto purificati, nell’esperienza della croce” (p.   9). Infatti, mano a mano che si affina la sua esperienza spirituale, emerge una visione cosmico-storica nella quale irrompe un protagonista d’eccezione: quella che lui chiama la “divumanità”. Essa riassume i tre distinti livelli ontologici costituenti l’Adamo: umano, divino, teandrico (o spirituale). Temi tutti che si ricollegano alle visioni mistiche delle ‘energie divine increate’ di Giorgio Palamas (sec. XIV) e che verranno poi ripresi da Bulgakov e Florenskij [qui il pensiero corre anche alle più recenti elaborazioni di Raimundo Panikkar, sull’uomo ‘cosmoteandrico’].Nella congerie storica che ebbe l’avventura di affrontare, sballottato da spinte e rivoluzioni, da lotte tragiche e tensioni al di sopra della sostenibilità umana, alla fine egli non si ritrovò “né conservatore né progressista, né modernista né antimodernista, bensì un pensatore cristiano con due sole certezze: 1) non c’è verità né salvezza fuori di Cristo; 2) la verità di Cristo ci impegna sia sul piano del pensiero che su quello della vita e della prassi” (p. 10). Che attualità straordinaria in queste parole!… Ma l’attualità di questo limpido testimone sta anche nella sua determinazione ad essere davvero “ecumenico”: in forza della sua opzione duplice, di essere insieme sia ortodosso che cattolico…scelta solo tardivamente capita ed apprezzata dalle due Chiese.L’Autrice non è certo nuova a questo ambito di studio, avendo alle spalle la pubblicazione di due studi proprio dedicati al medesimo personaggio: “V. Solov’ev, Ripensare il cristianesimo” (Torino 1999) e “V. Solov’ev. Invito alla lettura” (Cinisello B., 2001); ma, aggiungiamo, avendo altresì proiettato queste sue conoscenze sugli scenari dell’odierna età post-moderna nel lungimirante volume collettivo, curato dal Centro Aletti di Roma: “Dalla Sofia al New Age” (ed. Lipa, Roma 1995). Precisamente quest’ultimo studio infatti si situa tendenzialmente proprio sulla medesima lunghezza d’onda del volume qui trattato: manifestando la figura di Solov’ev come una sollecitazione che si situa al crocevia del fra le diverse tradizioni religiose e quindi, oggi più ancora di ieri, nell’intersezione fra i “nuovi sofliologismi” che vanno manifestandosi e quelle prove di incontro o cammini di dialogo interreligioso, che timidamente vanno affacciandosi nel panorama mondiale.Così, passando in rassegna agli studi di questo che l’autrice definisce come il primo e tuttora il maggiore filosofo russo, incontriamo i testi dei veda e quelli dell’antico Egitto, quelli della Kabbala e quelli della Sofia: intrecciati secondo nessi arcani, che si dipanano nei diversi capitoli del testo. Come nei tre periodi della sua attività di ricerca: quello ‘teosofico’ (cap. II), quello ‘teocratico’ (cap. III) e quello ‘teurgico’ [da ‘teurgìa’: “arte di produrre il divino o anche di risuscitare i morti” (p. 66)] (cap. IV).Allora, bastino due brevi osservazioni conclusive.La prima: piace rilevare come anche da quest’ultimo studio risulti chiaro l’intreccio obiettivo tra il pensiero del grande sociologo russo e l’elaborazione di Teilhard de Chardin (si noti: quantunque si sia appurato che non fosse intervenuta una conoscenza diretta tra i due); e questo nonostante le incomprensioni ed i conflitti emersi fra Solov’ev e la Compagnia di Gesù. Non rimane che affidare questa “pista di ricerca” [peraltro affacciatasi fin da studi risalenti agli anni ’60 e riemersi con autorevolezza più di recente: in un Convegno italo-russo del dicembre 2004 e nel Convegno di Bose dell’ottobre 2005, promosso dal Centro Europeo Teilhard de Chardin] all’attenzione degli studiosi teilhardiani e dell’omonima Associazione.La seconda: giunge a proposito l’auspicio (che suona quasi come scommessa) espresso dal patriarca russo Alessio II sui passi cui sarebbe prossimamente atteso Benedetto XVI, in direzione di una “svolta ecumenica” ormai sempre più attesa e matura, tra la cattolicità e l’ortodossia. A nostra volta unendoci agli sforzi in atto, sia sul terreno ecclesiale e culturale sia su quello altresì incisivo – agli occhi del credente Solov’ev – della preghiera.
 
NYNFA BOSCO
VLADIMIR SOLOV’EV: CRISTIANESIMO E MODERNITÀ, Ed. Messaggero, Padova 2005, pp 159
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