di Anna Maria Tassone
Torino 22 dicembre 2005 – Fondazione Carlo Donat-Cattin
Ci sono molti modi per celebrare il Natale. Il più evidente oggi è l’aspetto consumistico dell’evento e mi pare inutile nel contesto di questo nostro incontro spendere delle parole per recriminare il livello eccessivo e talvolta persino grottesco che esso è andato assumendo. C’è l’aspetto devozionale, che nella misura in cui riesce ad essere interiorizzato e non solo pietistico, ha una sua valenza profonda, di stimolo alla conversione verso Dio e alla crescita spirituale cui ogni cristiano, anzi ogni uomo, è chiamato nell’intimità del suo essere. Si potrebbe invece anche tentare un approccio, forse più originale, ma certamente più sostanziale a quell’evento di 2000 anni fa che dimostri come esso sia stato e sia tutt’ora fondamento organico per l’esistenza e il divenire del mondo.
Intanto per compiere questo approccio teniamo presente che oggi, se non si è degli oscurantisti, non si può più affrontare alcun discorso antropologico, sociale, psicologico, religioso e teologico, se non facendo riferimento al paradigma evoluzionistico. L’uomo del terzo millennio sa che il mondo è in continuo divenire e se vuole raccapezzarsi in quello che talvolta può sembrare il caos dell’esistenza non può evitare di fare quel salto mentale che Teilhard de Chardin definiva passaggio “dal cosmo alla cosmogenesi”. Questo passaggio significa la presa di coscienza che il mondo non è mai stato una realtà dataci bell’e fatta ma che è una realtà che continuamente si fa.
Riferendoci in modo particolare al cristiano, dal momento in cui egli cresce in questa consapevolezza, ecco che è indotto a tener conto di questo paradigma evolutivo anche nei confronti della Rivelazione: non si tratta di cambiare o di aggiungere qualcosa a ciò che è stato rivelato ma di interpretare il messaggio in modo più attuale, più aderente al reale quale la moderna riflessione scientifica ci va illustrando. Il ché in ultima analisi si rivelerà essere un modo più profondo e più autentico.
Prima considerazione che ne nasce è quella che la Creazione non è stata un evento puntuale, bensì è stata, e continua ad essere, un lungo evento esteso a tutto il corso dei secoli. Dio non ha creato in un attimo o nei mitici sette giorni biblici, ma il suo è un lungo gesto continuo che copre la durata del tempo. In altri termini egli fa sì che le cose si facciano. La Creazione continua a prodursi grazie alla forza divina, allo Spirito, che da sempre ha animato e continua ad animare dal di dentro tutte le cose e gli esseri.
Non intendo approfondire le varie fasi dell’evoluzione, non è l’argomento che mi è stato proposto questa sera. Teniamo in ogni modo presente, siamo comunque in grado di farlo, il lungo cammino che ha portato alla comparsa dell’uomo, è materia ormai di studio per i nostri ragazzi, è materia di trasmissioni televisive di divulgazione scientifica che per fortuna fanno capolino tra il vario ciarpame. Bene, osserviamo che quando i primi uomini si sono affacciati sulla scena del mondo, hanno presto intuito lo Spirito che stava al di là delle cose e hanno incominciato a sentirlo e a cercarlo. Poi poco per volta hanno affinato questa loro ricerca e il loro rapporto con l’Essere Superiore.
Il Dio nascosto, quel Messia di cui i Profeti biblici parlavano, ha imposto una lunga inevitabile attesa alla sua Rivelazione. Perché? Ma perché era biologicamente, cosmicamente necessaria la preparazione di condizioni che dotassero l’animo umano della capacità di recepirlo, di entrare in sintonia con lui. Ed ecco che un giorno, quando i tempi sono stati maturi, cioè quando l’uomo è stato sufficientemente evoluto per poter capire il suo messaggio, Gesù si è presentato agli uomini. Ha reso visibile, con la sua vita e le sue parole, quello Spirito che da sempre agiva nel cuore delle cose. Da quel momento Gesù ha assunto su di sé completamente, in modo sostanziale il destino del Mondo, perché diventando carne nel seno di Maria si è fatto elemento reale del processo evolutivo del Mondo.
Da notare che si è fatto carne, cioè si è fatto materia, di quella materia che la predicazione di un certo distacco dal mondo ha in passato piuttosto deprezzato, ma cha a ben riflettere si dimostra il supporto indispensabile alla stessa comparsa del divino nel Mondo. Teilhard de Chardin, al pensiero e alla spiritualità del quale vogliamo ispirarci, scriveva che bisogna tener presente che lo Spirito “Ne peut pas se passer de la Matière”, cioè “Non può fare a meno della materia”. E ancora “Se lo Spirito conduce e sostiene costantemente la Materia nell’ascensione verso la Coscienza, è la Materia che, in compenso, permette allo Spirito di sussistere fornendogli costantemente un punto d’azione e un alimento” (pag.78 di Scienza di Fronte a Cr.).
Teilhard, con un linguaggio nuovo che spinge al massimo la possibilità di interpretazione del Mistero di Gesù, del Gesù storico nato in Palestina più di 2000 anni fa e che ogni anno torniamo a celebrare, lo definisce il Cristo Universale, identificandolo con lo Spirito Divino che anima da sempre tutte le cose. “lo scorrere delle ere ricche di fenomeni prodigiosi che hanno preceduto il primo Natale, non è stato vuoto di lui, bensì è stato penetrato dal suo potente influsso”. Con linguaggio ricco di immagini assai efficaci ed affascinanti Teilhard definisce l’agitarsi degli elementi primordiali, delle masse cosmiche, delle prime correnti di vita, come “la vibrazione del concepimento e la preparazione del parto” di colui che avrebbe dovuto trovare sbocciata sulla Terra una mente pensante in grado di comprenderlo. Sono state necessarie “le spaventose e anonime fatiche dell’uomo primitivo, la lunga bellezza egiziana, l’inquieta attesa di Israele, il profumo lentamente distillato dai mistici orientali, la saggezza cento volte raffinata del Greci, perché sullo stelo di Jesse e dell’Umanità potesse schiudersi il Fiore.Tutte queste preparazioni erano cosmicamente, biologicamente necessarie perché Cristo ponesse piede sulla scena umana… Quando Cristo apparve tra le braccia di Maria, veniva dall’aver sollevato il Mondo”. Con un’espressione paolina alla quale siamo tradizionalmente abituati possiamo dire che Gesù veniva dall’essere disceso agli inferi il ché significa negli strati inferiori della materia che aveva sostenuto ed elevato fino a quel momento.
Detto in altri termini: siamo in tempo di Avvento e ci prepariamo a fare memoria di quella comparsa di Cristo avvenuta nel mondo fenomenale, quello percepibile dagli esseri umani, ma il vero Avvento è stato il lungo periodo di 15 miliardi di anni di evoluzione che hanno preparato le condizioni adatte, il momento reale, nel nostro spazio/tempo, in cui il piccolo bimbo Gesù è comparso nella mangiatoia di Betlemme.
Dopo quella della “kénosi” nella Materia, iniziava per Gesù la fase della “simpatia” umana, quella del Dio con noi. L’Incarnazione non deve essere considerata un evento puntuale, così come non lo è stata la creazione rivista secondo il paradigma dell’Evoluzione. L’Incarnazione alla luce della Cosmogenesi, assume una valenza nuova e certamente più grandiosa. Essa si è manifestata sì a Nazaret 2005 anni fa, con la nascita di Gesù da Maria, ma fin dall’inizio della creazione, Cristo ha polarizzato e portato avanti il Divenire delle cose. Il Cristo Universale è coestensivo al tempo e allo spazio.
San Giovanni ci dice “il Verbo si è fatto carne” e San Paolo, che pure ai suoi tempi non poteva avere la cognizione dell’Evoluzione, dice chiaramente che tutto è stato fatto “in Cristo, con Cristo, per Cristo”
“In Cristo” significa che da sempre Gesù era in gestazione nel divenire delle cose. Ma tutto è stato fatto anche “Con Cristo”, il ché significa che portava avanti, reggeva, così come continua a fare, il flusso della creazione. “Per Cristo” significa che tutto era predisposto per Lui, perché Lui potesse manifestarsi all’uomo e rivelare il Padre: Gesù è comparso quando i tempi sono stati maturi.
Ma l’Incarnazione continua: Cristo non ha detto forse “sarò con voi fino alla fine del mondo?” e ancora non ci insegna la Chiesa che esiste un Corpo Mistico di Cristo che si completa attraverso le nostre sofferenze e le nostre buone azioni?
Proprio in riferimento a questa ultima osservazione mi viene da sottolineare come spesso anche chi ha fede ripete magari dei concetti, delle frasi, senza in fondo riuscire a capire in sostanza che cosa vogliano dire, mentre Teilhard con la sua concretezza aiuta proprio a rendere certe affermazioni assai più pregnanti e ricche di significato reale. Pensiamo bene: il Verbo di Dio ha preso carne, e continua materialmente ad incarnarsi perché attraverso la capacità di pensare che l’uomo ha acquisito, ha anche assunto la possibilità di trasmettere e attuare materialmente quella Parola, nelle proprie azioni, e quindi di Cristificare sempre di più il Mondo. Ecco quindi che riusciamo a capire come l’Incarnazione non sia un evento puntuale ma un processo in corso.
Tutto ciò che costituisce il nocciolo della fede cristiana ritorna, solo in una interpretazione nuova, assai più grandiosa. Si tratta di assumere un linguaggio nuovo, più adatto alla nostra attuale conoscenza del mondo. Con l’inserimento delle verità di fede nella prospettiva evolutiva, si eleva Cristo a dimensioni cosmiche, assai più sostanziali e organiche: non più padrone del Mondo, ma Anima e Cuore del Mondo. Il Cristo di Teilhard, che è senza alcun dubbio il Gesù nato in Palestina 2000 anni fa, è esplicitato come l’elemento interno, costitutivo che regge l’Universo. Proprio come diceva San Paolo: in Lui, con Lui, per Lui sussistono tutte le cose, ma avevamo mai capito a fondo cosa volessero dire tali parole? D’altra parte Gesù stesso ci ha detto “ci sono cose che ora non potete capire”, quindi aldilà di tante pesanti codificazioni che si sono accumulate, abbiamo per grazia di Dio tutta la durata dei tempi, fino alla fine del mondo, per meglio capire la sostanza dell’eterno messaggio del Vangelo.
Tutta la riflessione di questo pensatore scienziato e mistico, è volta allo studio del mondo fenomenico in cui siamo immersi, il fenomeno che noi siamo, per poi dimostrare in un continuo crescendo la grandezza di Cristo. L’energia cristica raggiunge ogni fibra dello spazio/tempo, che è la nostra dimensione, per poi trascinarci ad un livello ulteriore, al di là di questo spazio/tempo in cui affondano le radici nostre e del cosmo intero. L’effetto spirituale che se ne ricava è il convincimento che Dio non sia chissà dove, ma profondamente insito nella natura, negli accadimenti della nostra vita, nelle attività che compiamo. Egli ci compenetra e ci avvolge, in una sorta di atmosfera, di ambiente in cui siamo immersi. Il titolo del principale testo di spiritualità del nostro pensatore è appunto l’Ambiente Divino. La scienza ci ha spiegato e continua a spiegarci i fenomeni, se così possiamo dire ci spiega l’aspetto esteriore delle cose. La Rivelazione ci aiuta a capirne il senso profondo, tant’è che la funzione che Cristo, anima e motore del Mondo, compie nel cuore del divenire secondo la prospettiva che ho qui esposto, viene suggerita, come abbiamo rapidamente visto, da San Paolo stesso nella lettera ai Colossesi (1, 16-17).
Di Teilhard de Chardin sono stati pubblicati tutti gli epistolari: una quantità di lettere inviate a parenti confratelli ed amici con i quali manteneva i contatti da tutte le parti del mondo dove trascorreva la sua vita per ragioni di esplorazioni e di esilio. Non mi è mai capitato di trovarvi messaggi che possano definirsi di vero e proprio augurio natalizio. Voglio però leggervi, almeno in parte, il testo di una breve ma pregnante omelia da lui pronunciata in occasione del Capodanno del 1932. Durante una delle sue spedizioni in Cina riesce a celebrare la Messa del 1° gennaio in una piccolissima chiesa di Missione. Vi assistono i componenti la spedizione, tecnici e scienziati, rudi e per lo più non credenti. Ad essi così si rivolge:
“Miei cari amici, ci troviamo qui riuniti, in questa piccola Chiesa, nel cuore della Cina, per iniziare l’anno nuovo al cospetto di Dio. Dio non ha certamente per ciascuno di noi le stesse caratteristiche, lo stesso volto. Ma in quanto uomo, nessuno può sottrarsi al sentimento e all’idea cosciente che al disopra e davanti a noi, esista una energia superiore…Ed è in questa possente Presenza che dobbiamo raccoglierci un istante all’inizio del nuovo anno. A questa Presenza universale, che tutti ci avvolge, domanderemo per prima cosa di unirci, in un centro comune e vivo, a coloro che amiamo e che cominciano l’anno nuovo così lontano da noi, quindi, ricordandoci della sua Onnipotenza, la pregheremo di muovere in modo favorevole per noi, i nostri amici e le nostre famiglie, la rete più complessa e apparentemente incontrollabile degli eventi che ci attendono nel corso dei mesi a venire, – che il successo coroni le nostre imprese, che la vera gioia sia nei nostri cuori e intorno a noi e che, qualora la sofferenza non possa esserci evitata, essa si trasfiguri nella gioia più grande di occupare il nostro piccolo posto nell’universo e di aver fatto ciò che dovevamo! Ecco ciò che Dio può realizzare dentro e fuori di ciascuno con la sua azione profonda. …”
Queste poche righe siano anche per noi augurio e motivo di riflessione per questi giorni di Prossime Feste.