di Luciano Mazzoni Benoni

 

Abbiamo accolto in ritardo, con dolore, la notizia della rinascita in cielo del nostro amico, stimato studioso e religioso, rev. prof. Aldo Natale Terrin.

La Diocesi di Padova e la Comunità monastica di Santa Giustina ne hanno celebrato la Pasqua nella stessa Basilica il 15 Gennaio di quest’anno: dopo un ricovero ospedaliero.

La sua vita (23.12.1941-9.1.2924) è stata interamente dedicata allo studio delle religioni e alla spiritualità.

Può essere considerato un faro nel dialogo interreligioso e interculturale.

Mentre pubblichiamo di seguito l’annuncio estratto dal sito della Diocesi di Padova, aggiungo a titolo personale una brevissima nota: dato che sono stato suo studente (a Urbino e Rimini) e mi ritenne suo discepolo fin dagli anni ’90.

Ebbi modo di sostenere con lui due tesi (la prima per un corso di specializzazione e la seconda per il master in studi superiori orientali), entrambe sul pensiero di R. Panikkar. Partecipammo insieme a diversi eventi sia sul pensiero di Teilhard (da Eupilio a Padova) che di Panikkar (a Venezia). Illuminante la sua visione aperta, confortante per me la sua instancabile ricerca: anche in tempi avversi in ambito ecclesiale. Mi spinse a preferire il filone degli studi antropologici rispetto a quelli teologici: così come era stato per lui. La sua testimonianza mi ha sempre arricchito ed è stato per me una vera guida, che mi ha benevolmente incoraggiato e sostenuto.

Don Aldo Natale era nato a Sandon di Fossò (VE) il 23 dicembre 1941 ed era stato ordinato presbitero l’8 luglio 1965. C’era stata l’iniziale collaborazione festiva con le parrocchie di Roana (febbraio-agosto 1966) e di Montegalda (agosto 1966-ottobre 1967), ma negli anni 1966-1968 aveva soprattutto frequentato il biennio presso l’Istituto di Liturgia pastorale di Santa Giustina (ILP), dando inizio alla lunga avventura che lo avrebbe portato a dedicare la sua vita alla docenza e alla ricerca. Nel 1969 diventò alunno dell’Università Cattolica Sacro Cuore di Milano, dove raggiunse il dottorato in filosofia, e della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, dove invece ottenne il dottorato in teologia. A Milano fu inizialmente ospite della parrocchia milanese di Santa Maria Liberatrice. Dal 1971 approfondì la storia delle religioni, il sanscrito e le religioni orientali a Münster, città dalla quale tornò laureato in Scienze umane con una tesi su Il sacro, di Rudolf Otto (testo al quale sarebbe tornato più volte, fino all’ultima edizione 2023 della Morcelliana).

Don Aldo Natale si fermò a Milano come borsista, poi come ricercatore del Dipartimento di Scienze religiose della Cattolica (allora diretto da padre Raniero Cantalamessa), ospite della Domus nostra di via Necchi: l’incarico sarebbe rimasto fino al pensionamento, anche se a partire dalla fine degli anni ’80 don Aldo Natale era passato al Dipartimento di Filosofia.

Nel 1978, su suggerimento di don Luigi Sartori, iniziò la sua collaborazione con l’ILP, insegnando inizialmente Introduzione alle scienze umane, Fenomenologia delle religioni, La ritualità nelle religioni non cristiane, Il linguaggio performativo. Per alcuni anni risiedette a Milano portandosi a Padova per la docenza fino a quando, dovendo l’ILP organizzare il suo assetto accademico in vista del dottorato, don Aldo Natale si stabilì come ospite stabile nel monastero benedettino di Santa Giustina, continuando l’attività di ricerca a Milano. Nell’Istituto padovano coordinò le Scienze umane e contribuì a precisare l’indirizzo teologico, liturgico e pastorale dello stesso Istituto, facendosi notare quale docente esigente, tra i più arricchenti e innovativi, persona di grande spessore culturale e accademico.

Negli stessi anni don Terrin fu docente dell’Istituto Superiore di Scienze religiose “Italo Mancini” dell’Università di Urbino “Carlo Bo”, dove tenne i corsi di Storia delle religioni (dall’Anno accademico 1979-1980 al 2005-2006) e di Etnologia religiosa (dall’Anno accademico 1983-1984 al 2007-2008). Nella stessa sede fu relatore di numerosissimi convegni e Seminari organizzati dall’ISSR Mancini e fece parte della Redazione dell’annuario di filosofia e teologia Hermeneutica.

Nell’agosto 1997 la sua attività accademica subì un arresto a causa del trapianto di un rene. Superata la sosta forzata, don Aldo Natale riprese a pieno ritmo la sua attività in Istituto, in Italia e all’estero senza tregua. Nel corso del tempo, don Terrin aveva studiato i nuovi movimenti religiosi in molte nazioni dell’Europa e degli Stati Uniti, visitando paesi, come il Giappone, la Corea e l’India. Contemporaneamente era proseguita ininterrotta la sua attività pubblicistica con l’Editrice Messaggero di Padova, la Morcelliana e le Edizioni Dehoniane di Bologna. Fu anche membro per molti anni, e fino al 2023, del consiglio di redazione della rivista Credere Oggi.

Nel 2012, raggiunto il limite d’età e diventato docente emerito, cessò la sua attività accademica con l’ILP, ma rimase legato al monastero e all’Istituto, alternando la sua permanenza a Santa Giustina con l’abitazione privata di via M. Sanmicheli. La frequentazione del monastero e della sua scuola terminò nel 2018, anche a causa delle successive limitazioni dovute al Covid.

Da subito don Aldo Natale si era fatto conoscere come un prete particolare, al quale serviva un itinerario proprio e una indipendenza di pensieroIl suo metodo di studio riguardante elementi religiosi o particolari temi chiave del pensiero (quali la mistica, il rito, la salvezza, la religiosità, la profezia, le nuove religioni, l’antropologia religiosa in genere), si caratterizzava per una prospettiva spiccatamente fenomenologica che giungeva a sottolineare l’intreccio tra la sfera del sacro e, appunto, la dimensione antropologica.

Vero maestro di pensiero, non si limitava a “tramettere” cultura, ma “creava” cultura. Uomo anti-retorico per costituzione, aveva la postura e la statura del grande cercatore di senso. Allergico alla banalità, amava farsi domande e cercare risposte, avviando processi di ricerca e di confronto culturale. Don Aldo Natale non semplificava il reale, ma ne custodiva la complessità. Carattere schietto, un po’ intrigante (talora ruvido), ma certamente rispettoso e libero, capace anche di vera cordialità, don Terrin non ha mai subordinato l’intelligenza a un’obbedienza di comodo e di convenienza, assumendosi completamente il rischio del pensare. Con il suo lavoro ha ricordato agli allievi che la ricerca esige rigore e creatività e che il personale percorso intellettuale non ha bisogni di sconti (nemmeno dentro la Chiesa), se si vuole essere credibili.