di Marina Zaoli
“Se non erro, in seno all’Umanità è prossimo a prodursi, essenzialmente un rimbalzo dell’Evoluzione su se stessa […]
Parlando di “evoluzione” si è considerata finora prevalentemente quella biologica che si è susseguita nei milioni di anni trascorsi e che ha portato alla coscienza umana. Adesso è sotto l’attenzione soprattutto quella tecnologica che porterà, sembra, al transumanesimo, all’infosfera, all’intelligenza artificiale distribuita in un cloud: quasi un nuovo Big Bang di mano umana (la “singolarità” di Kurzweil) origine di una nuova Umanità Artificiale. C’è chi dice (il teologo A.Vaccaro) che questa potrebbe rappresentare una sorta di incarnazione dello Spirito Santo dopo che la precedente evoluzione è stata l’incarnazione del Figlio… La Noosfera, come step evolutivo verso la Cristosfera, può essere paragonata, forse attuata, nella ‘comunione dei Santi’?
E’ la stessa linea evolutiva? È questo che preconizzava Teilhard, quando parlava della ulteriore crescita verso la Noosfera e la Cristofera?
L’evoluzione biologica è stata un bene perché ha portato alla coscienza e quindi alla capacità di amare. Quella tecnologica dove porterà? È una vera evoluzione, cioè una crescita dell’umanità?
Teilhard aveva già una visione del futuro, storico o metastorico di unificazione.
“La misura del Progresso dell’Umanità è – ho cercato di dimostrarlo – un aumento di tale potere di riflessione attraverso la riflessione congiunta delle coscienze umane tra loro.” [2]
Pensava la Noosfera come una rete di interrelazioni personali, ma non poteva ancora immaginare di interconnessioni digitali.
Credo che l’ottimismo di Teilhard, su un percorso di crescita dell’intera umanità, possa essere condiviso. Allo stesso modo, però, non possiamo non considerare anche il suo monito sulla salvaguardia rispetto ai nostri comportamenti, per poter far sì che l’evoluzione si svolga nella direzione giusta.
Partendo sempre dal presupposto che ben poco è nelle nostre mani, rispetto a quello che sarà il futuro del nostro pianeta, per ciò che riguarda eventi fisici o addirittura astrofisici di un certo tipo, è chiaro comunque che anche noi uomini abbiamo enormi responsabilità.
“Planetizzandosi l’umanità acquisisce nuovi poteri fisici che le permettono di superorganizzare la Materia. Ma, effetto ancor più importante, non diventa capace, per diretto ravvicinamento dei suoi membri, di sprigionare (come per risonanza) certi poteri psichici finora insospettati?” [3]
Come medico posso dire che la medicina sicuramente ha fatto enormi progressi e che in una certa misura siamo già robotizzati. E anche ‘chemio-comandati’.
Le minuscole lenti che vengono poste per sostituire il cristallino nell’intervento di cataratta, per poter vedere dopo una certa età, gli impianti dentali, le protesi nelle articolazioni, gli stent che applichiamo nelle arterie del cuore e del cervello in particolare, ma anche in altri distretti del corpo, le piccolissime protesi che sostituiscono la catena degli ossicini dell’orecchio, ne sono esempi, insieme a tanti altri presidi, di cui credo tutti quanti usufruiamo.
I farmaci che prendiamo tutti i giorni nei casi di bisogno, quando qualcosa nel nostro corpo si è alterato e non funziona più, ci permettono di continuare a vivere in maniera normale in casi in cui, invece, fino a un mezzo secolo, un secolo fa, saremmo dovuti soccombere. Ci regolano cuore, polmoni, intestino, cervello, tiroide, apparato urinario, muscolo- scheletrico, praticamente tutto.
E anche la capacità che stiamo scoprendo di usare cellule staminali o monoclonali, o le nuove ricerche per correggere errori genetici nelle malattie ereditarie, ci aprono a nuove speranze, che ogni ricercatore condivide con tutti gli altri in tutto il pianeta.
“Chi potrebbe dire, in effetti, dove ci condurranno domani, rivolte sul nostro proprio organismo, le conoscenze combinate dell’atomo, degli ormoni, della cellula e delle leggi dell’ ereditarietà? […] massimo di coscienza emergente dal sistema di cervelli individuali organizzati e collegati ad arco tra loro. Esattamente quello che ci si poteva aspettare! [4]
La tecnologia ci sta dando un enorme aiuto. Con la robotica possiamo fare interventi chirurgici anche da distanza di centinaia di Km.
A livello individuale possiamo condividere una quantità di informazioni che fino a pochi anni fa non avremmo nemmeno sognato di avere. Possiamo connetterci e parlare insieme con persone da tutte le parti del mondo, ed è una cosa stupenda. Ma il problema è proprio questo: sappiamo usare questi strumenti? Wikipedia è stato ed è tuttora un meraviglioso esempio di come, chi voleva e poteva, ha apportato un contributo nel suo particolare ambito di conoscenza e di competenze in modo che tutti potessero usufruirne. E’ suggestivo pensare che questo sia un altro strato di ciò che Teilhard immaginava come Noosfera: ora possediamo una ulteriore stoffa di informazioni condivise a cui possono accedere le nostre menti e che ricopre tutto il globo terrestre. E nel web tutti possono dare un contributo.
“Tuffarci nel cuore della Noosfera (oggi lo capiamo meglio) è l’unico mezzo per poter sperare, per poter essere sicuri, di trovare, tutti insieme e singolarmente, la pienezza della nostra Umanità” [5]
In fondo i neuroni del nostro cervello attuano lo stesso compito. È stato visto, già da parecchi anni, con particolari colorazioni delle risonanze magnetiche, che, ponendo una domanda a una persona, molti neuroni si attivano, si accendono, richiamando alla mente memorie particolari e risposte differenziate. Ma dovendo poi consegnare la risposta univoca che era stata chiesta, le aree che vengono valutate di minor interesse per quello che è stato richiesto, vengono poi spente, annullate, dato che non servono per il compito, per la consegna data. Potremmo definirlo come una sorta di brainstorming, con un controllo critico, però, di ciò che viene prodotto. Abbiamo infatti aree del cervello deputate a questo, e anche a quello che possiamo definire come coscienza morale[6], tanto è vero che lesioni al lobo frontale e in particolare alla corteccia prefrontale inducono la perdita del controllo degli impulsi, l’attenzione e la concentrazione.
Ma l’intera umanità, o i vari gruppi umani, saranno in grado di creare ogni volta una situazione simile di grande varietà e creatività, un simile brainstorming, dando una risposta soddisfacente? Saremo in grado di usare questa possibilità per un bene condiviso, per un mondo sempre più consapevole e volto alla reciproca protezione? Riusciranno le ipotesi di tanti e tanti cervelli a trovare le indicazioni per la risoluzione ai vari problemi che verranno? Probabilmente sì, ma non basteranno altre migliaia di anni se tutto il pianeta dovrà essere coinvolto, considerando che, nei 2000 anni intercorsi dalla nascita di Cristo ad ora, la crescita di coscienza è stata minimale.
Possiamo capire meglio andando a considerare come vengono usati i social. Le modalità sono molto contrapposte: possono essere un vero scambio di informazioni per condividere e risolvere problematiche di cui non tutti hanno le competenze richieste e sono di utilità estrema, ma anche e unicamente per ferire, per offendere, per denigrare, creando velocemente dei danni gravi agli individui, che si moltiplicano a dismisura per le potenzialità di diffusione della rete web. Si pensi solo ai casi di bullismo nelle scuole in cui tutti possono contribuire alla diffamazione e alla presa in giro dei più deboli, dei soggetti designati, senza che loro riescano a difendersi o a volte nemmeno a saperlo, perché le cose non sono svolte come negli antichi combattimenti in cui ci si doveva affrontare di persona, guardare negli occhi e si potevano valutare forze e debolezze del rivale, approntando strategie di difesa o di fuga.
Ben venga quindi una cultura condivisa, ma solo se ci sarà una coscienza condivisa. Il che non vuol dire però l’omologazione delle idee e dei comportamenti, delle identità e dei progetti, la diversità è la nostra grande ricchezza, è ciò che ci fa crescere, ma imparando a non farci più del male.
“.. la Scienza deve riconoscere un altro fenomeno, esso pure di natura riflessiva ma questa volta esteso all’intera Umanità! Qui, come altrove nell’Universo, il Tutto si manifesta come superiore alla semplice somma degli elementi che lo costituiscono. No, l’individuo umano non esaurisce in se stesso le possibilità vitali della razza. Ma, lungo ogni fibra individuata dall’Antropologia e dalla Sociologia, si stabilisce e si propaga una corrente ereditaria e collettiva di Riflessione: l’avvento dell’Umanità attraverso gli Uomini;- l’emergenza attraverso la filogenesi umana, del ramo umano. [7]
Ognuno deve avere la sua specializzazione, le sue caratteristiche, dobbiamo stare molto attenti a non omologare tutto, perché non può funzionare in nessun ambito. Ognuno deve mantenere la propria identità sessuale, la propria identità razziale, la propria identità culturale, questo è solo un arricchimento per tutti, l’omologazione non è positiva, sarebbe un abbassamento a un livello senza crescita. E’ solo nella dualità, nel confronto, nel dia – logos che cresce il logos. Senza quel tipo di genialità, di diversità che ha creato la storia umana, l’umanità ne morirebbe. E abbiamo bisogno anche di maschile e femminile, di determinate caratteristiche per poter far fluire la vita, per far nascere nuove creature. Servono un uomo e una donna per avere dei figli, senza dare colpe a chi non è nato eterosessuale (non è stata una scelta e spesso ha fatto fatica ad accettarlo), ma accettiamo noi l’esistenza di una sessualità altra, in modo da vivere in amore e in armonia con chi, fino a poco tempo fa, era considerato ‘diverso’.
Quindi possiamo assolutamente affermare, con Teilhard e col suo ottimismo, che forse un giorno ce la faremo, ma che riusciremo ad avere una coscienza condivisa solo nel momento in cui avremo una super-etica condivisa veramente da tutti.
Come scrive F. Euvé ‘Siamo stati perciò portati ad evidenziare nella sua riflessione in particolare “l’ottimismo” (una parola che del resto Teilhard non rifiutava di usare), il “gusto per la vita”, l’energia necessaria per “costruire la terra”…
Agli occhi dei suoi entusiasti lettori, ingegneri, medici, ricercatori, imprenditori, Teilhard riusciva a mettere d’accordo la nozione moderna di progresso con la spiritualità cristiana. Contrariamente a una svalutazione di principio dell’attività umana ancora diffusa negli ambienti segnati dal giansenismo, egli dimostrava che l’opera dell’uomo partecipa all’avvento del Regno di Dio’. [8]
Per quanto concerne invece il creare dei robot che possono sostituire gli umani, credo possa funzionare molto bene un utilizzo di macchine come lavatrice, lavastoviglie, stampanti, programmi vari al computer, auto che ci proteggono dagli incidenti, macchine automatizzate nelle industrie, che diminuiscono i rischi dei lavoratori, tutto meraviglioso e di grande utilizzo, ma niente potrà sostituire il rapporto interumano, il contatto tra le persone, perché in questo caso l’umanità avrebbe fine. L’uomo deve stare insieme agli altri, esattamente come i neuroni del nostro cervello, come le cellule del nostro corpo, se non c’è interconnessione è la fine. La vita in solitudine totale non ha senso. Non riesce a dare significati sufficienti di forza di sopravvivenza alla nostra mente.
Il cucciolo che non viene completamente leccato dalla madre alla nascita si allontana e si lascia morire. Non cerca di nutrirsi.
Per un motivo molto semplice: la madre leccandolo risponde alle domande fondamentali che ogni cucciolo in natura si fa, charamente in maniera inconsapevole, nel momento in cui viene espulso nel mondo. “Perché sono qui? Cosa ci faccio in questo luogo nuovo, diverso e non certo accogliente come l’utero di mia madre? Lì potevo sentire sempre il suo calore, il suo respiro, il battito del suo cuore, la sua voce, il suo cullarmi mentre camminava, la sua totale protezione. Lì era un rifugio accogliente senza fame, sete, freddo, caldo, paura. Che senso, che significato ha ora la mia vita senza tutto questo?”
E senza trovare un significato il cucciolo si lascerebbe morire…
Sono infatti proprio la vicinanza, il leccare della madre, che rispondono pienamente a queste domande. “Non sei solo, cucciolo mio, ci sono di nuovo io con te e come vedi ti lecco in ogni tua parte[9], per dimostrarti il mio amore, perché ti proteggerò ancora, perché ti ho chiamato alla vita e ti insegnerò a vivere, facendoti crescere e nutrendoti fino a che sarai in grado e avrai voglia di partire, di andare in autonomia per la tua nuova strada. Sei qui perchè ti ho chiamato e ti ho chiamato per amarti.”
Ed è solo per amore, per la vicinanza reciproca e per la sicurezza di contare per qualcuno che troviamo la forza di stare al mondo, di crescere, di superare le difficoltà, in poche parole di affrontare la vita.
Credo sia proprio questo stesso il motivo per cui abbiamo bisogno di essere certi di avere un Padre Celeste che ci ama. Perché abbiamo bisogno di Dio. E perché Dio ci ha messo al mondo: per amarci e per insegnarci l’amore.
L’idea di creare robot con forme umane, quindi, può essere divertente, decorativo, ma non basta per farci compagnia. Può forse in parte servire solo in caso di persone francamente patologiche e con enormi problemi di relazioni sociali.
Si pensi solo all’enorme diffusione di animali domestici che abbiamo da quando viviamo in città dove i rapporti tra le persone sono minimali e quelli lavorativi sono particolarmente stressanti. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci accolga con amore, che ci tocchi, ma anche che si faccia accarezzare. L’uomo, anche se può non sembrare, ha bisogno di prendersi cura e di farsi coccolare di rimando, di sentire che c’è un rapporto d’affetto. Anche il miglior robot, imprintato in maniera perfetta, non potrà darglielo mai, non potrai mai mimare la sorpresa, l’imprevedibilità, il calore, la gioia che dà un essere vivente con una sua autonomia e una sua irripetibile identità, con i suoi gusti, le sue emozioni, il suo carattere, la sua capacità di amare.
[1] P. Teilhard,L’avvenire dell’uomo, pag. 148, Ed. Jaka Book
[2]Ibidem, pag. 150, Ed. Jaka Book
[3]P. Teilhard,L’avvenire dell’uomo, pag. 148 – 149 Ed. Jaka Book
[4]Ibidem, pag. 147
[5]P. Teilhard,L’avvenire dell’uomo, pag. 155 Ed. Jaka Book
[6]Si consideri rispetto a questo il valore dei neuroni specchio
[7]P. Teilhard, Il Fenomeno Umano, pag 167, Ed. Queriniana
[8]L’ avvenire del mondo secondo P. Teilhard de Chardin, F. Euvè, Saggi, tratto da Uni – versum, fascilolo 1 pag 10
[9] Il cucciolo sopravvive in natura solo se viene leccato veramente tutto, perchè psicologicamente ha bisogno di una risposta di amore e protezione per trovare la forza di lottare e biologicamente ha bisogno che la saliva della madre, che contiene enzimi litici ‘disinfettanti’, impedisca che si ammali con infezioni che potrebbero essergli letali.