
Nicoletta Amodio
Urgente e doveroso diffondere la cultura del ricordo
È necessario, quasi inscritto nella natura umana, quanto spesso, per apprezzare davvero ciò che abbiamo, debba venirci a mancare. Come l’aria, che diamo per scontata fin quando non cominciamo a provare l’asfissia, sia in senso lato mentale, fisica, psicologica, sia sensoriale. Una metafora, concettualmente mutuata da Calamandrei, per esprimere con efficacia il valore della libertà ed il rapporto con essa degli individui, che devono patire la sete, per riconoscere il beneficio imprescindibile dell’acqua, assistere alle guerre, alle discriminazioni, nonché alle malate velleità egomaniche di pazzi scellerati, magari anche aizzati e sfidati per distorto spirito di arrivismo, al fine di comprendere quanto inestimabilmente valga la pace. Eppure… Basta guardarsi intorno con occhi non velati di ideologie senza idee, di fanatismi erroneamente ritenuti buoni e legittimi (nessuno lo è, tanto per chiarire), di ottusità che non stanno solo dalla parte di ciò da cui siamo certi di essere distanti anni luce, ma alle quali, nei nostri radicalismi ciechi, finiamo placidamente per approdare pure noi. E non ci salva citare, per scena o alla stregua dell’Azzeccagarbugli di turno, una frase ad “effetto e impatto altamente culturale” per dichiararci “diversi” e tacitare quei miseri brandelli di coscienza che, forse, rimangono. Oggi è tendenza assai modaiola, si sa. Nelle menti più sprovvedute può far breccia, ma è questione di tempo, pazienza e concretezza. Tutto e tutti, prima o dopo, si rivelano. Mai come oggi, quindi, si pone urgente e doveroso diffondere la cultura del ricordo, trasmettere la sensibilità a stare sempre in allerta costante nei confronti di ogni minimo segnale, anche il più apparentemente “amico”, di sminuimento e svuotamento dei valori democratici, dialettici e libertari, nella consapevolezza che la Democrazia non sia un valore ormai ereditato, superato, estinto su cui possiamo con tranquillità accasciarci, bensì un gran terreno di travisamento e subdolo camaleontismo su cui dobbiamo ancora spesso ristabilire confini di nettezza e nitidezza senza negoziazioni, né cedere alle fasi alterne di convenienza; un faro ancora costantemente in serio pericolo di fulminazione, che sta a noi manutenere sempre più che mai fulgido e acceso.