da Vatican Insider dell’8 novembre 2012

 

 

“L’universo non è caos. Dialogo tra fede e scienza”

Il discorso del Papa nell’udienza ai partecipanti alla plenaria della Pontificia accademia delle Scienze sul tema: “Complexity and Analogy in Science: Theoretical, Methodological and Epistemological Aspects”

 

Alessandro Speciale


Città del Vaticano – ”Sono convinto della necessità urgente di continuo dialogo e cooperazione tra i mondi della scienza e della fede”: lo ha detto questa mattina papa Benedetto XVI durante l’udienza concessa ai membri della Pontificia Accademia delle Scienze. ”Senza questa necessaria interazione – ha precisato il pontefice -, le grandi domande dell”umanità lasciano il dominio della ragione e della verità, e sono abbandonate all”irrazionale, al mito o all’indifferenza, con grande danno per l”umanità stessa, la pace nel mondo e il nostro destino ultimo”.

Secondo papa Ratzinger, uno ”studio della natura come realtà unica, intelligibile e armoniosa nella sua innegabile complessità”’ presenta dei ”punti di contatto fecondi con la concezione dell”universo tratta dalla filosofia e dalla teologia cristiana”, secondo cui ogni creatura agisce all’interno di ”un cosmo ordinato che ha origine dalla Parola creatrice di Dio”. L”universo, per Benedetto XVI, ”non è caos o risultato del caos”, ma ”complessità ordinata che ci permette di innalzarci, attraverso l”analisi e l’analogia comparativa, dalla specializzazione ad un punto di vista più universalizzante e viceversa”.

 

Il ritorno di Teilhard de Chardin Venerdì e Sabato un convegno di studi alla Pontificia Università Gregoriana

 

Fabrizio Mastrofini

I 50 anni dall’avvio del Concilio Vaticano II rappresentano l’occasione per mettere a punto una revisione storica su situazioni e figure DELLA Chiesa che hanno avuto un loor ruolo in quegli anni. È il caso del convegno internazionale su Teilhard de Chardin, gesuita francese (1881-1955) notissimo scienziato, antropologo e paleontologo, a suo tempo ostracizzato per il tentativo di accordare fede e scienza e adesso assai rivalutato.

Addirittura viene messo tra le figure di coloro che hanno anticipato il Concilio ed i successivi sviluppi del nuovo rapporto tra Chiesa e mondo, tra Chiesa e cultura. Operazione certamente legittima, quella di rivalutare padre de Chardin, però destinata a provocare qualche dubbio se si passa troppo sotto silenzio la condanna che ebbero i suoi scritti e la conseguente lenta diffusione delle sue ricerche. Da notare che il considerarlo anticipatore del Concilio stona un po’ rispetto ai tempi della sua vita – morì infatti nel 1955, quando Giovanni XXIII era ben lontano dal pontificato.

Il convegno internazionale Sfide antropologiche oggi. Una lettura di Teilhard de Chardin per una evangelizzazione rinnovata. A 50 anni dal Concilio Vaticano II, che si svolge venerdì e sabato alla Università Gregoriana, mette intorno allo stesso tavolo esponenti di spicco della teologia e della scienza. Ci saranno il cardinale Paul Poupard, don Rosino Gibellini direttore editoriale della Queriniana, padre Antonio Spadaro.

Obiettivo: rileggere le grandi intuizioni del gesuita francese sui temi dell’evoluzionismo cristiano e la concezione del Cristo cosmico, per verificare quali temi cari a Teilhard siano passati nella Costituzione conciliare Gaudium et Spes soprattutto grazie al lavoro svolto da un deciso estimatore come il teologo gesuita Henri de Lubac. La cui parabola è nota: da ostracizzato, anche lui, a perito conciliare e poi cardinale con Giovanni Paolo II.

Teilhard, ha notato su Avvenire don Rosino Gibellini «non era un teologo di professione ma le sue riflessioni hanno contribuito ad apruire un vastissimo campo ai teologi. In particolare grazie al suo influsso i teologi hanno operato una ‘dinamizazione della cristologia’. Ed è giusto affermare che Teilhard de Chardin è stato il più illustre e deciso rappresentante di una concezione incarnazionista del cristianesimo». Convergenze poi ci sarebbe anche col teologo Joseph Ratzinger. Secondo Gibellini, proprio Ratzinger nella sua celebre Introduzione al cristianesimo, scritta quando insegnava a Tubinga, utilizzerebbe «la visione teilardiana per illustrare le teologia dell’incarnazione nella sua dimensione cosmica e futura».