di Pier Giuseppe Pasero
La bellezza tra poesia della natura
e storia come poema
Con richiami al pensiero evolutivo
di Pierre Teilhard de Chardin
Nota introduttiva
∼ Coinvolti nei flussi di una società che ha smesso di cercare la verità e preso le distanze da ogni pensiero forte quale pensiero fondante, da tempo ci battiamo, almeno in teoria, per sostituirne il comprensibile venir meno con l’affermazione di princìpi di giustizia, di valori e di diritti. S’affacciano così nuove modalità di pensare e progettare l’esistenza umana. Modalità che, sospese al soggetto o al gruppo sociale che le rivendica, generano per intrinseca e differenziata energia un diffuso relativismo.
Questo fenomeno, al di là delle accuse rivoltegli dai detrattori, dovrebbe costituire un principio di tolleranza e favorire per via colloquiale, in reciproca capacità di ascolto, scambi fecondi sul piano dei sentimenti, dell’intelletto e della coscienza. Tutto ciò a maggior ragione quando non si ha più a che fare con l’imporsi della verità. Se ciò non accade è perché sopportare e supportare princìpi, valori e diritti differenti dai propri è altrettanto difficile che sopportare e supportare una qualsiasi verità. E non è casuale che oggi i conflitti si siano intensificati per violenza già a partire dal sostrato verbale, con conseguenze ben peggiori sul conto dei fatti.
Tra coloro per i quali il senso di un pensiero forte e fondante non si è ancora affievolito, domina invece spesso, in sostituzione della ricerca del vero, la ricerca del bello, forse in funzione di nuova forma di verità. Ciò talvolta avviene per insoddisfazione, se non addirittura per ripugnanza, verso l’imporsi del relativismo, ritenuto un surrogato. Tuttavia anche nella ricerca del bello il relativismo è destinato a trionfare, se già San Tommaso affermava: «Pulchrum est quod visum placet».